Bubble Tea: tutto quello che dovete sapere sulla mania del tè da masticare

La bibita colorata a base di tè, latte e palline inventata negli anni Ottanta a Taiwan sta vivendo un boom incredibile: cosa c'è da sapere sul Bubble Tea
Se vedete in giro dei bicchieroni di plastica trasparenti pieni di liquido fluorescente e palline multicolor, non fatevi ingannare dalle apparenze: non c’è nessun raduno di Cosplayer nei paraggi, è solo il Bubble Tea.
Si tratta di una bibita che sembra uscita da un cartone animato giapponese ed è per questo che risulta gettonatissima tra chi ama il food bello e buono, quello perfetto da postare sui Social per ottenere parecchi like.
Ma oltre ai like dei follower, anche le papille gustative approveranno, parola di chi l'ha provato e adesso non può più fare a meno di bramarne un sorso.
Un sorso, ma anche un morso a ben vedere, dato che questo tè con palline non solo si beve ma si mastica anche.
A definirlo chewy (da masticare) è stata una testimonial d’eccezione, ossia Hillary Clinton.
L’ex First Lady - e aspirante First Lady President - ha sperimentato durante un giro elettorale nel Queens newyorkese questo snack drink, in voga tra gli asiatici fin dalla fine degli anni Ottanta ed esploso nell'ultimo anno negli USA.
Da noi sta arrivando soltanto adesso e visto che il Bubble Tea va un casino quest’anno (cit. Mugatu di Zoolander), ecco tutto quello che c’è da sapere su questa bibita da trend setter.
(Continua sotto la foto)
Che cos’è esattamente il Bubble Tea
Innanzitutto per conoscere questo elisir kitsch è necessario sapere cosa contiene.
Gli ingredienti che stanno alla base di un Bubble Tea sono il tè, il latte (oppure un mix di entrambi) e uno sciroppo (di frutta o alla crema).
Dulcis in fundo (in senso proprio letterale in questo caso), sul fondo si trovano delle palline gommose che definire zuccherose sarebbe riduttivo.
Queste mini-balls vengono chiamate “topping” e possono essere pezzetti di tapioca (un tubero originario del Sudamerica dal colore nero), sfere di frutta, striscioline di gelatina aromatizzata o infine le cosiddette “popping boa”.
Quest’ultime vanno un casino, sempre per dirla à la Mugatu: sono perle trasparenti ripiene di sciroppi cremosi e dolcissimi, pronti a esplodere sul palato e a cariarvi anche il cuore.
Il galateo dei Millenials impone di succhiare con una cannuccia larga queste microsfere per poi schiacciarle con i denti o farle esplodere sulla lingua senza freni inibitori.
Insomma, la crème de la crème della società 2.0 non si fa problemi a masticare e sorbire rumorosamente il Bubble Tea, quindi sbizzarritevi pure nel rumoreggiare hardcore.
Perché si chiama Bubble Tea
Per non sfigurare con l’amica che ne sa sempre una più del diavolo (e veste Prada), è bene che conosciate l’etimologia di Bubble Tea.
In inglese significa letteralmente “tè con bolle” ma in realtà bubble deriva da una storpiatura di boba, termine taiwanese usato per indicare le perle di tapioca.
Vi è però un’altra scuola di pensiero secondo cui bubble deriverebbe invece dalla forma del coperchio del bicchierone di plastica tipico di questa bevanda, che presenta una strana cupola nella parte superiore che effettivamente ricorda una bolla.
Più semplicemente, Bubble Tea potrebbe riecheggiare Bubble Gum, la gomma da masticare coloratissima con cui si fanno i palloncini, dato che in entrambi i casi la definizione di Hillary calza a pennello: chewy!
Negli States a volte viene chiamato anche pearl milk tea, boba milk tea, boba juice o semplicemente boba ma la sostanza rimane la stessa. Solo che a Williamsburg dire Bubble Tea è troppo mainstream.
Com’è nato il Bubble Tea
Tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio del decennio successivo, in una sala da tè di Taichung (a Taiwan) è successo un fatto strano: il proprietario del locale ha sperimentato una novità, aggiungendo delle palline di tapioca nel tè da servire ai clienti.
Se già il tè alla maniera taiwanese è rigorosamente miscelato con il latte, la pallina è stata la ciliegina sulla torta sui generis, mandando in visibilio tutta la clientela.
Da allora la pallina di tapioca nel tè è diventata come l’oliva nel Martini e Liu Han-Chieh, il proprietario della Chun Shui Tang Teahouse, è passato alla storia come il padre del Bubble Tea (benché altri barman taiwanesi ne rivendichino la paternità).
Nell’isola di Taiwan sono poi sbocciati tanti piccoli localini specializzati in questa bevanda e nel giro di pochi anni il Bubble Tea ha incominciato a fiorire rigoglioso in tutta la Cina, in Giappone, negli Stati Uniti e da qualche mese anche in Europa.
Qual è la versione originale
L’archetipo dei Bubble Tea è ovviamente quello servito da Liu Han-Chieh presso la Chun Shui Tang Teahouse.
A base di tè nero e latte a cui si aggiungono perle di tapioca, nere e gommose, ha un retrogusto che ricorda vagamente la liquirizia.
Le varianti più richieste sono quelle con l'Earl Grey, il matcha e il tè al gelsomino mentre si opta per il tè alla pesca e il passion fruit tea solo durante l’estate, stagione in cui molti preferiscono mischiare al Bubble Tea yogurt freschi, granite e palline di gelato.
E in Italia? Dove bere i migliori Bubble Tea nostrani
Da noi le novità spesso arrivano quando non sono più tali ma ci piace salutarle comunque con lo stesso entusiasmo di chi le ha inventate.
La febbre multicolore del Bubble Tea è esplosa negli ultimi mesi anche nelle metropoli italiane, registrando un sonoro boom soprattutto a Milano.
Qui i Bubble Tea tricolori (sia nel senso di italiani sia nel senso di coloratissimi) stupirebbero addirittura Mugatu. E pure Liu Han-Chieh, l’inventore.
Tra i tantissimi locali specializzati che stanno spuntando come funghi (allucinogeni, stando alle tinte fluo della bevanda), i migliori in cui sorseggiare un tè delle cinque che lascerebbe attonita la Regina Elisabetta sono i seguenti:
QQTea Taiwan Bubble Tea
Nel cuore di Paolo Sarpi, questo locale è la Mecca di chi adora il Bubble Tea. Le varianti di gusti tendono all’infinito e vanno dal mango alla fragola fino ad arrivare al litchi.
MisterTea
Qui si serve (e si consegna a domicilio) un nuovo concept di drink, un Bubble Tea 3.0 in versione classica o vegana con ingredienti di qualità - come il tè in foglia Assam e Jasmine - che arrivano direttamente da Taiwan.
Frankly Bubble Tea & Coffee
È ormai un’istituzione in materia di Bubble Tea. Qui potrete trovare anche il matcha latte e il chai latte.
Boba Bubble Tea and Coffee
Da scegliere freddo, shakerato con ghiaccio oppure calda, il Bubble Tea di Boba è da provare in ogni stagione.
DIY Bubble Tea: ricetta per il fai-da-te homemade
Non c’è bisogno di essere sous-chef per preparare un Bubble Tea.
Per chi volesse farselo a casa, ecco una ricetta for dummies, con semplici passaggi a prova di mammone che non ha mai caricato nemmeno una moka:
- preparate una grossa tazza di tè nero (o verde) e zuccheratelo a piacere;
- mettete in ammollo 50 gr di perle in acqua fredda per un’ora, poi sciacquatele e cuocetele per dieci minuti in 500 ml di acqua;
- lasciate raffreddare le perle, scolatele e aggiungetele al tè caldo;
- aggiungete il latte (vaccino, di riso, di soia, di mandorla… quello che volete);
- sorseggiate la bevanda tiepida con la cannuccia.
Visto? Non c’è da essere Walter White di Breaking Bad per preparare un Bubble Tea.
Sì, ma quante calorie ha il Bubble Tea?!
Nota dolente: le calorie del Bubble Tea.
Amaris in fundo, questo bibitone è tanto dulcis quanto caloricus.
Un bicchiere da 200 ml contiene dalle 300 alle 500 calorie, quindi attenzione a non abusarne.
Esiste anche una versione con zero calorie, priva di zucchero e con i semi di chia al posto della tapioca, perfetta per chi teme le Bubble di cellulite.
I detrattori della bevanda la tacciano anche come concentrato di coloranti, conservanti e additivi, ben lontana dalla filosofia slow e bio food in voga.
Per appagare anche i palati più salutisti, sono nate versioni più salubri come il matcha bubble tea (che ha un ottimo valore nutritivo, ricco com’è di vitamine, minerali e polifenoli) che al posto della tapioca usa il taro, un tubero originario delle Filippine a cui sono attribuite proprietà eupeptiche.
Ora sapete tutto quello che c’è da sapere. Dopo la teoria, non vi rimane che la pratica: buon Bubble Tea Time!
Ricordatevi di esprimere un desiderio se è il primo che sorseggiate.
Vi renderete conto che il desiderio sarà quello di prenderne subito un altro.
© Riproduzione riservata
A che ora cenare in inverno per restare in forma e in salute

Quando le giornate si accorciano e il buio cala già nel tardo pomeriggio, anche le nostre abitudini alimentari subiscono una sorta di mini rivoluzione stagionale. È il periodo dell’anno in cui ci sentiamo più stanchi, più affamati e spesso anche più inclini a spostare la cena sempre più tardi, complici giornate infinite e ritmi che sembrano non rallentare mai. Ma proprio mentre l’inverno ci invita a un passo più lento, la scienza suggerisce che dovremmo chiederci a che ora cenare in inverno per favorire il sonno, la digestione e persino il metabolismo.
Negli ultimi anni diversi studi hanno indagato il legame tra orario dei pasti, ritmo circadiano e salute metabolica, mostrando che cenare tardi può influire negativamente sulla qualità del riposo, sui livelli di zucchero nel sangue e sulla capacità del corpo di bruciare i grassi.
E se è vero che ognuno ha routine personali, è altrettanto vero che l’inverno modifica il modo in cui il nostro organismo funziona. Ecco allora perché, secondo gli esperti, anticipare la cena potrebbe diventare una delle abitudini più sane della stagione fredda.
**5 trucchetti per non arrivare affamati a cena**
(Continua sotto la foto)
A che ora cenare in inverno?
Le ricerche concordano su un punto: quando fuori fa buio presto, il nostro ritmo circadiano (l’orologio interno che regola sonno, digestione, temperatura corporea e metabolismo) si anticipa.
Con l’arrivo del buio, infatti, il corpo inizia a produrre melatonina prima rispetto ai mesi estivi e questo manda un segnale chiaro al nostro organismo: è il momento di rallentare.
Ed è qui che l’orario della cena diventa fondamentale. Svariati studi mostrano che mangiare dopo le 21 comporta alcuni effetti molto concreti: si brucia fino al 10% in meno di grassi e i livelli di zucchero nel sangue possono essere fino al 20% più alti.
Inoltre, gli specialisti del sonno spiegano che cenare tardi invia al cervello un segnale contraddittorio: da un lato la melatonina dice che è ora di dormire, dall’altro la digestione chiede di rimanere attivi. Il risultato? Sonno disturbato, risvegli frequenti e una sensazione di fatica che si accumula giorno dopo giorno.
Quindi, a che ora cenare in inverno? L’orario ideale sarebbe tra le 17 e le 19, un intervallo di tempo che permette al corpo di digerire con calma prima di andare a letto e che si allinea perfettamente ai ritmi biologici invernali.
Anche sul metabolismo l’impatto è notevole. Secondo uno studio pubblicato su Cell Metabolism, mangiare presto aiuta a mantenere più stabili i livelli di fame e sazietà, riduce i picchi glicemici e può persino aiutare nella gestione del peso.
E non solo: cenare tre o quattro ore prima di coricarsi è un’abitudine particolarmente vantaggiosa per chi soffre di reflusso, digestione lenta o insonnia.
Come anticipare la cena senza stravolgere la giornata
Facile a dirsi, ma un po’ meno a farsi. Tra lavoro, traffico, impegni e routine familiari, anticipare la cena può sembrare un esercizio complicato.
In realtà, però, basta qualche accorgimento per trasformare questa nuova abitudine in un gesto naturale.
Gli esperti suggeriscono innanzitutto di considerare la cena come un momento “fisso” della giornata, un appuntamento che ha un orario definito proprio come il lavoro o un allenamento. Preparare pasti semplici, pianificare in anticipo e ricorrere al meal prepping può essere di grande aiuto. Anticipare anche solo di mezz’ora ogni settimana l’orario di cena permette al corpo di adattarsi gradualmente senza stress.
È utile anche ascoltare i segnali del corpo: se d’inverno vi sentite affamati prima, assecondare quel ritmo non è un errore. Anzi, è una risposta naturale alla produzione anticipata di melatonina.
Tenete inoltre presente che la cena dovrebbe essere il pasto più leggero della giornata e che concentrando la maggior parte delle calorie tra colazione e pranzo si migliora la stabilità glicemica e il benessere generale.
Infine, ricordate questo: a che ora cenare in inverno non è una regola fissa e identica per tutti, ma una linea guida che si può adattare alla propria quotidianità. L’importante è mantenere coerenza: il corpo ama la regolarità e risponde meglio quando gli orari si ripetono ogni giorno.
© Riproduzione riservata
I posti più belli dove organizzare merende e pranzi di Natale a Milano

Se state cercando un locale o un ristorante dove organizzare pranzi e colazioni di Natale a Milano non c'è che l'imbarazzo della scelta.
A dicembre infatti Milano si accende, letteralmente. Le vie si riempiono di luci, le vetrine brillano come piccoli palcoscenici, i cortili diventano scenografie, rifugi caldi in cui ritrovarsi. È il mese in cui anche il freddo ha un ché di romantico e la città rivela il suo lato più poetico: quello fatto di profumi, feste, candele accese, decorazioni ovunque.
In questo periodo, alcuni luoghi assumono un fascino speciale: ristoranti che sembrano usciti da una fiaba, hotel che trasformano la merenda in un’esperienza scintillante, indirizzi fuoriporta dove riscoprire il piacere di un’atmosfera raccolta.
Abbiamo fatto una selezione di posti in cui luci, addobbi e suggestioni natalizie la fanno da padrone. Tutti accomunati da un’unica promessa: far respirare, non appena si entra, la magia delle feste. A prova di foto.
Ristoranti dove organizzare pranzi e cene di Natale a Milano
(Continua sotto la foto)
Al Garghet
Tra travi in legno, tovaglie a quadretti e camini accesi, Al Garghet conserva l’anima delle antiche cascine lombarde. La cucina racconta la tradizione: risotti, ossobuco, mondeghili e arrosti che profumano d’inverno. A Natale, luci e ghirlande rendono l’ambiente ancora più caldo, come una parentesi fuori dal tempo alle porte della città.
Dove: Via Selvanesco 36, Milano
Da Berti
Tra giardino illuminato e sale dal sapore d’altri tempi, Da Berti custodisce l’eleganza della vecchia Milano. La cucina è classica, sincera: paste tirate al mattarello, carni tradizionali, proposte stagionali. A Natale, il locale si veste di luci calde e dettagli discreti, mantenendo un’eleganza sobria e rassicurante.
Dove: Via Francesco Algarotti 22, Milano
Acquacheta
Richiama le atmosfere delle trattorie toscane: legno scuro, bottiglie a vista, profumo di brace. La cucina ruota attorno alle carni e ai sapori decisi della tradizione, con piatti robusti che scaldano la stagione. A Natale, l’ambiente si arricchisce di luci e tocchi festivi che ne esaltano la convivialità.
Dove: Via Erodoto 2, Milano
Penelope a Casa
Ambiente luminoso, ricco di dettagli e già suggestivo tutto l’anno. A dicembre, però, Penelope a Casa si trasforma: lucine, riflessi dorati e addobbi che cambiano a ogni stagione delle feste. La cucina è mediterranea e moderna, colorata e accurata, in perfetta armonia con il mood del locale.
Dove: Via Giuseppe Ripamonti 3, Milano
Palazzo Parigi
A Palazzo Parigi il Natale non passa inosservato: l’hotel si trasforma grazie a un allestimento scenografico interamente realizzato su misura, con strutture luminose, elementi in ottone, tessuti dorati e decorazioni modellate artigianalmente dal team creativo interno. L’atmosfera è elegante, teatrale ma equilibrata, e accompagna un programma gastronomico dedicato alle festività: pranzi e cene firmati dallo chef Stefano Pizzasegale, che reinterpreta i sapori tradizionali in chiave contemporanea, tra piatti costruiti con precisione, materia e luminosità.
Dove: Corso di Porta Nuova 1, Milano
Rubacuori – Château Monfort
All’interno del raffinato Château Monfort, Rubacuori è un ristorante che sembra uscito da un racconto liberty: velluti, specchi, lampadari e un’atmosfera teatrale che incanta. La cucina italiana contemporanea aggiunge una nota elegante, mentre le decorazioni natalizie amplificano il fascino fiabesco degli ambienti.
Dove: Corso Concordia 1, Milano
La Briciola
Una storica insegna milanese con sale ricche di carattere, pareti decorate e atmosfera accogliente. La cucina italiana trae ispirazione da diverse regioni, con piatti generosi e gustosi. Nel periodo natalizio, il locale si illumina di addobbi e dettagli che donano un fascino caldo e familiare.
Dove: Via Solferino 25, Milano
Merende di charme in hotel di lusso
La Merenda del Principe all'Hotel Principe di Savoia
Nelle sale decorate con eleganza, il Principe di Savoia propone una merenda iconica: panettone artigianale, cioccolata, piccola pasticceria e un’atmosfera che racchiude tutto il fascino delle feste. Una tradizione milanese che torna ogni anno con la stessa magia.
Dove: Piazza della Repubblica 17, Milano
La merenda del Park Hyatt Milano
In pieno centro, in Galleria Vittorio Emanuele, il Park Hyatt accoglie il Natale con decorazioni eleganti e toni luminosi che riscaldano le sale. La merenda offre tè selezionati, piccola pasticceria e dolci stagionali presentati con attenzione. Un luogo dove rallentare e godersi il ritmo dolce (in tutti i sensi) delle feste.
Dove: Via Tommaso Grossi 1, Milano
Il Natale in chiave moderna del Radisson Touring Club
Nel palazzo storico del Touring Club, ora Radisson Collection, il Natale si tinge di modernità. Le decorazioni sono essenziali e curate, la merenda propone dolci delle feste interpretati con gusto internazionale e l’atmosfera unisce design contemporaneo e calore urbano. Un indirizzo perfetto per chi ama un’estetica più pulita ma comunque ricca di atmosfera.
Dove: Corso Italia 10, Milano
Il Sentiero dei Balocchi del Four Seasons
Al Four Seasons il Natale diventa un’esperienza immersiva: gli spazi si trasformano in un percorso incantato tra abeti dalle sfumature sofisticate, casette illuminate e figure che sembrano uscite da una fiaba contemporanea. La Merenda delle Feste accompagna questo scenario con una selezione di cioccolate calde interpretate come piccole degustazioni, ciascuna abbinata a un dolce dedicato. Il profumo del panettone appena sfornato attraversa le sale e completa un rituale che celebra la magia dell’inverno.
Dove: Via Gesù 6/8, Milano
L’Afternoon Tea dell'Excelsior Hotel Gallia
L’Excelsior Gallia interpreta la merenda natalizia con un Afternoon Tea luminoso e contemporaneo: dolci delle feste (con uno dei panettoni artigianali più buoni assaggiati negli ultimi anni), mignon d’autore e tè selezionati serviti in ambienti decorati con tocchi dorati e luci delicate. Un’oasi elegante per concedersi una pausa rilassata, mentre la città fuori si muove nel suo ritmo (superfrenetico) natalizio.
Dove: Piazza Duca d’Aosta 8, Milano
L'indirizzo fuoriporta
La Bettolina
A Gaggiano, lungo i canali e la quiete della campagna, La Bettolina propone un’atmosfera rustica e ricca di calore. Le sale in legno e gli ambienti familiari si accendono di luci e addobbi durante le feste, mentre la cucina tradizionale lombarda aggiunge il piacere di sapori semplici e ben eseguiti.
Dove: Via Bettolina 3, Gaggiano
© Riproduzione riservata
Ecco quali sono i panettoni artigianali più buoni del Natale 2025 (secondo noi)

Impasti ricchi e complessi, texture delicate e scioglievoli. Anche per questo Natale, tra classici e varianti creative tutte da gustare, l’universo dei panettoni artigianali si arricchisce.
Per la nostra selezione, come sempre, abbiamo tenuto conto della qualità degli ingredienti: solo burro di prima scelta, uova fresche, uvette e canditi morbidi e succosi, mai gommosi, l’uso di lievito madre rinfrescato e nessun conservante. E poi, della lavorazione artigianale, con tempi di lievitazione, maturazione e cottura che impiegano dalle 48 alle 72 ore.
Fino ad arrivare alla parte pratica: l’assaggio. Focus il gusto, la sofficità è non ultima, la digeribilità del prodotto, perché un grande lievitato dev’essere prima di tutto “leggero”, con la mollica filante che si scioglie in bocca. Una sezione dedicata riunisce i Magnifici Sette: sette panettoni artigianali gourmet, firmati da altrettanti Maestri, diversi per gusto e per ispirazione, ma accomunati da uno stesso fil rouge.
Non resta allora che scorrere la lista e scegliere quello che fa per voi.
I panettoni artigianali più buoni del Natale 2025
(Continua sotto la foto)
Il panettone del ristorante IYO
Già al primo colpo d’occhio, la confezione nera, rigorosa ed elegante, che si apre a modi sipario svelando un lievitato avvolto delicatamente in carta velina sempi-trasparente, arriva tutta la cura e l’attenzione con cui nasce il panettone artigianale firmato dal pastry chef Kim Kyunjoon, del ristorante di cucina giapponese IYO, a Milano.
Tra le sue mani il dolce della tradizione milanese incontra l’Oriente. Al centro della ricerca dello chef, due agrumi poco conosciuti in Occidente, lo yuzu e l'halabong, originari del Giappone ma provenienti dalle coltivazioni dell’isola di Jeju, in Corea del Sud. Qui, grazie al terreno vulcanico e a un clima particolarmente mite, acquisiscono il loro aroma intenso e freschezza.
Il pastry chef li aggiunge all’impasto - fedele alla scuola milanese: soffice, alto, quasi aereo - in forma di canditi prodotti in Corea artigianalmente. In più, Kim unisce altri due ingredienti che trasformano il carattere del lievitato: un cioccolato al latte con sentori di caramello e un tocco di fava tonka. «Lo yuzu e l'halabong sono agrumi fragili, esigenti», spiega Kim, «i canditi che abbiamo scelto conservano l'essenza del frutto fresco, quella verità di sapore che cerco sempre». Info sul sito.
La collezione di panettoni artigianali (e le pizze lievitate) di Anna Belmattino
In attesa di aprire la sua pasticceria, Anna Belmattino non si annoia, anzi impasta e sforna per questo Natale una serie di panettoni (dolci) e di pizze lievitate. Tra queste, oltre alla margherita e alla marinara, in collaborazione con il Salumificio Carbone dà vita alla pizza lievitata con Peperoni Cruschi e Salsiccia Pezzente.
Sul versante dolce, come vuole la tradizione, la pastry chef propone il panettone Amarena e Cioccolato, contrasto tra dolcezza e acidità; I Tre Cioccolati, una vera tentazione; il panettone al Caffè, il Mela e Cannella e quello al Pistacchio e Frutti Rossi, insieme dolce e fresco.
Alla base della sua produzione, il lievito madre curato giorno dopo giorno, farine selezionate, burro di centrifuga, uova fresche e vaniglia pura, dosati con misura e armonia. Come lo zucchero, usato in quantità controllata e di diverse tipologie: dal miele al saccarosio, passando per gli zuccheri alternativi, questo ingrediente è per la pastry chef un elemento funzionale, mai protagonista assoluto. L’obiettivo? Creare un gusto pulito, elegante e mai stancante. Tutti i prodotti sono in vendita sul sito e nel temporary store ad Angri, Salerno.
Il Tarte Tatin e il panettone al Cioccolato e noci della Pasticceria Roberto
Quella della Pasticceria Roberto è una dolce storia di famiglia, nata con il papà di Giovanni Cavalleri, da cui prende il nome l’attività, che oggi prosegue insieme alla sorella Fabrizia, alla moglie Michela e al figlio Roberto, giovane pasticciere che ha deciso di seguire le orme del padre.
Fil rouge della collezione di lievitati 2025 è la leggerezza. «Quest’anno il panettone mantiene il suo sapore inconfondibile, ma regala una nuova leggerezza», racconta Giovanni Cavalleri, «Le lievitazioni sono state modificate per rendere tutti i lievitati più digeribili, morbidi e leggeri, senza penalizzare il gusto e la fragranza. Abbiamo inoltre modificato la percentuale di burro, per dare al prodotto più intensità e golosità. L’aggiunta sia nel panettone che nel pandoro di una nuova selezione di vaniglia del Madagascar particolarmente aromatica, dona un sentore ancora più avvolgente».
Tra gli altri gusti in carta, il Cioccolato e noci (foto a sinistra) ha l’impasto a base di cioccolato fondente al 62%, arricchito con le noci, che conferiscono al prodotto un delizioso aroma tostato. E poi, il Tarte Tatin (foto a destra), il cui sapore ricorda quello della torta di mele rovesciata. All’impasto base vengono aggiunte delle mele candite, lavorate in laboratorio, insieme a cioccolato e caramello. Info sul sito.
La Rotonda della pasticceria La Pasqualina
Di cartone liscio, color grigio tenue; un lettering sottile, elegante. La confezione svela un lievitato dedicato a un gioiello della Franciacorta: la Rotonda di San Tomè, chiesa romanica del XII secolo poco distante dal laboratorio di Almenno San Bartolomeo, dove tra colline e silenzi, nella quiete della campagna Bergamasca, si trova La Pasqualina.
Alla guida della pasticceria, Riccardo Schiavi propone un pandoro morbido, profumato, dove la vera protagonista è la pasta madre viva, utilizzata come unico agente lievitante. Gusto ricco e texture avvolgente, è pensato per essere gustato con una spolverata di zucchero a velo o accompagnato da una delle creme spalmabili del laboratorio (mandorle, pistacchi, zabaione, gianduia, fondente, nocciolata). Disponibile in solo mille pezzi, in pasticceria e sul sito (con spedizione gratuita in tutta Italia).
I panettoni artigianali dolce&salato di Portrait Milano
Burro di montagna, frutta candita profumata e un’ottima farina: questi gli ingredienti prìncipi del panettone del 10_11 Bar Giardino Ristorante del Portrait Milano. Soffice, profumato, non eccessivamente zuccherino e realizzato con un lievito madre, è fatto a regola d’arte, come tradizione impone, dal pastry chef Cesare Murzilli. Anche in questo caso, come spesso avviene al 10_11, nessuna rivisitazione di sorta, ma solo l’amore per le cose fatte bene e la volontà di portare avanti una tradizione dolciaria che nasce proprio a Milano. Acquistabile solo da 10_11 Bar Giardino Ristorante
L’altra proposta del lussuoso hotel di Milano è il Panettone salato Beefbar. Carattere ricco e deciso, l’inedito si distingue per l’impasto morbido, profumato di burro e uova freschissime, arricchito da grana, pecorino romano e pepe. A completare l’esperienza, un packaging iconico che richiama l’eleganza del marmo che contraddistingue il mondo Beefbar. Acquistabile solo da Beefbar Milano.
Il panettone artigianale (con brevetto) Soppa® (e gli altri) di Luca Porretto
L’ampia collezione di grandi lievitati firmati dal Maestro AMPI Luca Porretto include panettoni classici, proposte innovative con brevetto di unicità e una linea gourmet. Tra gli altri, il Sóppa (nella foto) si ispira alla Zuppa Inglese, celebre dolce bolognese, e lo reinterpreta in chiave natalizia. Tre diversi impasti: il primo al cioccolato arricchito da chunks di cioccolato fondente al 58%; il secondo, al centro, all’Alchermes con gelatina di Alchermes, che dona freschezza e un tocco leggermente liquoroso; il terzo impasto, esterno, è quello classico con chunks di cioccolato fondente, farcito con iniezioni di crema pasticcera a lunga conservazione. Un’esperienza multisensoriale complessa, completata da una glassa al cioccolato fondente e Alchermes.
Il Maestro Porretto propone anche Attesa, il Panettone classico con glassa di mandorle; Felicità, al cioccolato Fondente; Incontro, che unisce il sapore dell'amarena al carattere deciso del cioccolato fondente. E ancora, vantano un brevetto di unicità anche il Matrioska®, che racchiude un panettone all'interno di un altro; e Porretto®, dalla forma tonda. Irresistibili sono anche i panettoni salati Gourmet: dal Nobile, a base di carne, al Panmaré, con pesce, fino al Convivio, il panettone salato "terra e mare", una sintesi gastronomica di sapori. Info sul sito.
U Sibbaresi, il panettone artigianale di Daniele Campana
Celebra la Calabria attraverso materie prime locali. L’impasto, frutto di diversi anni di studio per affinare la tecnica, è aromatizzato con origano selvatico del Pollino e arancia candita, accompagnato da una boccetta di olio extravergine monovarietale per un’esperienza di gusto unica. La linea speciale, invece, propone gusti insoliti e divertenti, come Fichi, cioccolato e nduja - un gioco di contrasti; Amarena, cioccolato 75% e nduja - che amalgama acidità, dolcezza e pungenza; Cioccolato e fragole - un abbinamento classico; e Cioccolato Gianduia, albicocche e anice.
Già nella classifica 50 Top Pizza 2025 con la sua “Campana Pizza in Teglia”, Daniele Campana (nella foto) investendo anche sul panettone riconferma il suo ruolo di artigiano creativo del gusto e di protagonista nel quadro nazionale dell’arte bianca. I panettoni sono disponibili presso i punti vendita di Corigliano Calabro o scrivendo sulla pagina Instagram.
I panettoni artigianali dello chef Daniel Canzian (+ le tisane Spèziera)
Un abbinamento che scalda il cuore e le Feste. Il panettone MI.O, un impasto soffice, arricchito con pasta di arance arrosto preparata nella cucina del ristorante milanese dello chef Daniel Canzian, incontra la tisana in foglie Spèziera, un blend caldo e avvolgente con rooibos, scorzetta d’arancia e chiodi di garofano. Un connubio che valorizza le note agrumate e speziate del dolce.
Il secondo cofanetto, invece, contiene il panettone MassaBon, con albicocche arrosto, accompagnato dalla tisana in foglie Ciacola, fresca e delicatamente speziata con zenzero, melissa, anice stellato e mela. Un abbinamento leggero e armonico, perfetto per chiudere il pasto. Accanto ai due signature, debutta quest’anno il Tradizionale, un lievitato realizzato con un impasto in tre fasi, per una struttura ancora più soffice, fragrante e naturalmente equilibrata.
Il consiglio dello chef per una degustazione ottimale: Riscaldare il panettone in forno a 160 °C per 5–7 minuti prima dell’assaggio, un gesto che permette di esaltare la fragranza dell’impasto e la cremosità della frutta nel caso di MI.O e MassaBon. Info sul sito.
I Magnifici Sette
Diversi per gusto e per ispirazione, i Magnifici Sette condividono due aspetti fondamentali: un impasto che è il perfetto mix tra tecnica e creatività; e poi, un ingrediente comune, la farina Magistrale di Agugiaro & Figna Molini, azienda storica italiana, guidata dalla passione è dall'esperienza. La farina Magistrale condivisa dai 7 party chef - e tra le più utilizzate nel settore - è di tipo “00”, naturalmente robusta, senza additivi e glutine aggiunto, appositamente studiata per reggere strutture complesse, lunghe lievitazioni e impasti ricchi di burro, tuorli, zuccheri, mantenendo l’elasticità e la morbidezza dell’impasto.
Il Panettone Pain d'Épices di Andrea Tortora
Quattro spezie della tradizione francese: pepe nero, zenzero, noce moscata, chiodi di garofano. Tortora porta il panettone in Francia senza tradirlo. Il risultato è leggero, aromatico, elegante. Non è fusion, è dialogo: tra due culture della pasticceria, tra complessità e delicatezza, tra quello che conosci e quello che ancora non sai di volere. Info sul sito.
Il panettone artigianale Frutti di bosco e nocciola di Antonio Follador
Fragole, ribes, more, mirtilli. Poi un cuore cremoso di nocciola IGP e cioccolato monorigine 48%. Follador costruisce equilibri: la freschezza acida dei frutti rossi contro la rotondità burrosa della nocciola. Nessun eccesso, solo nitidezza. Un panettone che lascia il segno per precisione tecnica e pulizia dei sapori. Info sul sito.
Il panettone artigianale con farina integrale Mora del micro panificio di Giuseppe Mazzocca e Chiara Masino
Per il micro panificio dei giovanissimi Giuseppe Mazzocca e Chiara Masino, i lievitati sono un racconto che parla di sogni, energia e competenza. I loro panettoni artigianali nascono dalla cura del lievito madre e dalla scelta di ingredienti autentici. Come Mora, la farina integrale di Agugiaro & Figna Molini: calda e profumata come il Natale, con sfumature aromatiche che raccontano il grano nella sua interezza. Il chicco decorticato sprigiona dolcezza naturale e armonia, donando al panettone equilibrio, intensità e una struttura accogliente. Una farina che avvolge e rende ogni morso pieno, rotondo, sincero.
Felix, il lievitato al burro di bufala di Aniello Di Caprio
Pasta alle mandorle aromatizzata al limone, albicocca pellecchiella, cioccolato al gianduia salato. Di Caprio non fa panettoni, ma vere e proprie dichiarazioni d'identità. Il burro di bufala dà struttura cremosa e carattere campano. La frutta è canditura diretta, naturale, senza conservanti. Il Felix non assomiglia a niente: è un lievitato mediterraneo che sa di sole, acidità agrumata e complessità salina. Accanto, un Classico dalla canditura pura e un Panettone al Cioccolato costruito su tre emulsioni diverse, una delle quali a base di crema pasticcera. Info sul sito.
Bagolò, il lievitato di Andrea Tamagnini - Strabba
Cuore integrale. Pomodori semi-dry, speck, provola aZumicata, glassa all'aceto balsamico e crumble di Parmigiano Reggiano. Il Bagolò è un sabotaggio dolce: nasce dalla pasticceria ma vive nell'aperitivo, nel pre-dinner, nel momento in cui si vuole stupire senza dichiararlo. Tamagnini con il progetto PastryPop ha reso la pasticceria accessibile senza abbassare l'asticella. Il Bagolò è la prova: equilibrato, definito, ma volutamente indefinibile per natura.
Il panettone Sua Maestà di Francesco Elmi
Il Maestro Francesco Elmi presenta la nuova edizione di “Sua Maestà”, il panettone d’autore in edizione limitata che unisce alta pasticceria e arte contemporanea. Il grande lievitato, realizzato con lievito madre vivo e Mora, la farina integrale di Agugiaro & Figna, combina fichi, arancio e cioccolato in un impasto ricco e profondo, rifinito da una glassa al cioccolato. Sulla preziosa art box l’opera del celebre artista iraniano Navid Azimi Sajadi, tratta dalla serie “Pelagos”, simbolo di apertura e conoscenza. “Sua Maestà” diventa così un’esperienza da assaporare e collezionare, perfetta per celebrare il Natale. Info sul sito.
Il panettone Aroma vaniglia di Luca Diana
Il lievito madre, con oltre 30 anni di maturazione, la frutta candita, prodotta senza alcun conservante nei laboratori di Luca Diana. E ancora, il burro fresco della Latteria Brazzale dell'Altopiano di Asiago, le uova allevate a terra da Enrico Pavan, che vengono sgusciate una ad una per dare un alimento vivo al lievito. Da qui il colore naturale dell’impasto. Dagli alveari di Lorenzo Campagnolo arriva invece un miele capace di trasferire il profumo dei fiori al lievitato. L'uvetta proviene dall'essiccazione di uve rosse Thompson e Flame Jumbo, coltivate a pergola nei monti dell'Aconcagua, Chile, essiccate al sole senza sbiancamenti né trattamenti chimici. L'unico aroma naturale impiegato nel panettone del maestro Luca Diana è la vaniglia in bacche, che dà il tocco finale insieme alla pasta d'arancio, anch’essa di produzione interna per un'esperienza tutta naturale. Info sul sito.
© Riproduzione riservata
Regali di Natale da mangiare (o bere): tante idee regalo da mettere in tavola

I regali di Natale che passano da sotto l'albero a sopra la tavola sono un'ottima soluzione: si acquistano in fretta, non si rischia di sbagliare colore o taglia e fanno sempre piacere a chi li riceve.
** Per tutte le altre idee regalo cliccate qui **
Che si tratti di qualche golosità, di un buon vino o di bollicine per le prossime feste, la parte più difficile spesso è riuscire a incartarli senza nemmeno un assaggio.
Vi diciamo quali sono le nostre scelte per il Natale 2025, tra edizioni speciali e novità gustosissime.
I regali di Natale da bere (e mangiare) più buoni del 2025
(Continua sotto la foto)
Regali di Natale da mangiare
...
© Riproduzione riservata