I 10 posti migliori dove mangiare poke a Milano

È il food trend del momento e in città i ristoranti di poke hawaiano stanno aumentando a dismisura: ecco dove mangiare i migliori poke di Milano
Iniziamo con l’ABC: il poke è lo street food hawaiano più famoso e amato di tutto il mondo.
Nelle paradisiache spiagge delle isole Hawaii, storicamente gli abitanti creano il loro piatto quotidiano mixando cubetti di pesce crudo freschissimo con insalata o riso e condendolo con salsa di soia e altri ingredienti, come frutta fresca e frutta secca, per dare un contrasto croccante agli ingredienti molli, unita ad almeno un superfood; l’avocado, per esempio.
*** Cos'è il poke hawaiano ***
E la semplicità, insieme al mix di sapori, rende questo piatto un successo: sano, saporito e ricchissimo di vitamine e sali minerali, ci ha messo poco a conquistare i trend setter di tutto il mondo e, da alcuni mesi, anche quelli di Milano.
Il colore, infine, insieme a un’innata fotogenia, hanno reso questo il piatto più virale degli ultimi mesi. Lo sanno bene i proprietari delle pokerie sparse per tutta la città, dove gli ambienti sembrano disegnati apposta per entrare nelle gallery dei social media addicted più esigenti, accoppiandosi alla perfezione con i poke che questi locali servono.
Ma non vi fare ingannare dall’apparenza, questo piatto non è solo di tendenza: è davvero buono e la sua caratteristica vincente è la possibilità per chiunque di creare il mix di sapori più adatto a sé.
Ecco dove trovare i migliori.
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The Botanical Club - via Tortona, 33
Il primo in assoluto a Milano a portare nella capitale meneghina il trend hawaiano più forte di sempre, The Botanical Club di via Tortona è ancora fra i locali più amati della città dove gustare una bowl deliziosa, accompagnata dai drink migliori.
La possibilità di customizzazione qui è ridotta al minimo, data la natura del locale che non nasce come pokeria, ma la freschezza degli ingredienti unita alla capacità di anticipare le mode, rende questo posto uno degli evergreen che, a nostro giudizio, vanno sempre tenuti d’occhio.
Macha Café - viale Francesco Crispi, 15
Abbiamo indicato, per comodità, l’indirizzo del primo Macha Café aperto a Milano ma a onor del vero dovremmo dire che ci sono ormai diversi indirizzi in città.
Sì, perché la capacità di cogliere la voglia dei milanesi di potersi abbandonare a un posto che ha il tè verde matcha - il preferito di chi scrive da tempo immemore - come filosofia di vita, ha fatto di questi locali un successo (annunciato).
Fra gli ever green serviti a pranzo e a cena c’è proprio il poke, nelle sue versioni fish o veggie, per accontentare tutti.
Se non vi è la possibilità di una customizzazione piena della propria bowl come nelle pokerie tradizionali, il sapore e la bellezza di questi poke vi sapranno ugualmente conquistare, proprio come hanno fatto con noi.
Se vi piacciono le commistioni culturali poi, il nostro suggerimento è quello di assaporare la vostra bowl sorseggiando il tipico tè matcha, che si accompagna magnificamente al pesce crudo, esaltandone il sapore.
I Love Poke - Passaggio degli Osii, 2
Tra le nostre pokerie preferite in assoluto, I Love Poke ha aperto ormai diversi indirizzi in città, sull’onda di un successo repentino e inaspettato, dato anche e soprattutto dal passaparola.
Qui l’idea di street food è declinata in modo squisitamente elegante: è possibile scegliere la propria bowl in 2 formati, regular o maxi, e comporla nel modo che si preferisce, con una base di riso, insalata o un mix di entrambi, una o più proteine, verdure e salse a scelta.
Il risultato non smette mai di esaltare le papille gustative ed è perfetto per una pausa pranzo veloce, sana e saporita.
Da gustare in ufficio, seduti al proprio desk (grazie all’efficientissimo servizio di @deliveroo che consegna ormai ovunque in città) o direttamente nel posto, seduti sugli sgabelli che il piccolo locale mette a disposizione dei propri clienti.
Sushi Shop - via Filippo Turati, 7
Sushi Shop, lo leggete dal suo stesso nome, non nasce affatto come una pokeria ma ha avuto l’indubbia capacità di intercettare un trend in ascesa prima che lo facessero tutti gli altri.
Le cosiddette poke bowl sono infatti in menu già da almeno 18 mesi e sono di due tipi: a base di tonno oppure di salmone.
Gli ingredienti chiave del pokè ci sono praticamente tutti, fatta eccezione forse per quella parte croccante data dalla frutta secca e prevista sempre dalla ricetta originale.
Il sapore è buono e la preparazione espressa dagli chef franco-giapponesi dell’ormai storico locale di via Filippo Turati.
Da gustare sul posto o portare a casa, Sushi Shop prevede anche una consegna a domicilio operata direttamente dai motor-boy del locale senza costi aggiuntivi.
Pokeria By Nima - corso XXII Marzo, 25
In assoluto fra i nostri posti preferiti dove assaporare un poke, Pokeria By Nima vanta già diversi indirizzi in città e i sapori, i colori e la possibilità di customizzare ogni singolo elemento della propria bowl - dalla misura alle proteine alle salse a qualunque ingrediente - ha fatto di questo format un successo fin dalla prima apertura.
Il locale è caldo e accogliente, coloratissimo, e il personale è gentile e disponibile.
Una prova certa del successo di questo posto è il numero di ragazzi di deliveroo in attesa fuori per ritirare gli ordini dei clienti: non ce ne sono mai meno di 3 o 4 che chiacchierano aspettando di recapitare le proprie bowl.
Temakinho - via Guglielmo Marconi, 4
Fra i nostri lettori, quelli che non conoscono Temakinho si contano probabilmente sulle dita di una mano.
Si tratta di un successo ormai consolidato, grazie alla formula nippo brasiliana che piace un po’ a tutti e accontenta i gusti dei più.
Ebbene, da qualche tempo Temakinho ha allargato la propria offerta, aggiungendo anche i poke.
Non vi è, ahinoi, la possibilità di customizzarli come nelle più classiche pokerie, ma se avete deciso di dedicarvi un pranzo o una cena dal sapore brasiliano, oggi avete un’opzione in più.
Instagrammabilissima e pure piuttosto ghiotta.
Pokeia - via Magolfa, 25/27
Pokeia è la più classica interpretazione milanese delle Hawaii.
Di recentissima apertura, se volete fare un tuffo nel paradiso caraibico a km zero, questo è il posto perfetto.
I poke sono ghiottissimi, colorati, customizzabili e divertenti e il locale è di certo nella top 10 dei più fotografabili della capitale meneghina.
L’idea di base dei fondatori è un po’ quella di giocare con le parole, con una crasi fra i termini “poke” - tagliato a pezzi - e “i”a” - pesce per dare quel twist hawaiano che a noi Milanesi (di nascita o d’adozione poco importa) piace tanto.
Ma proprio tanto eh.
Hi Poke - via Caminadella, 2
Questo posto parla di sé, fin dal sito internet del locale, con un hashtag che recita #pokescuse e sa ironizzare in modo molto divertente sulla capacità di offrire un prodotto buono, sano e divertente senza scendere a compromessi.
Nato in un posto popolare come il quartiere che sta fra le Colonne di San Lorenzo e l’Università Cattolica, Hi Poke permette a tutti i clienti di scegliere la bowl più adatta a sé, con gli ingredienti preferiti di ciascuno.
Un format colorato e democratico, molto giovane e - a parer nostro - assolutamente da provare.
Poku - corso Sempione, 12
Con un magnifico dehor estivo in corso Sempione, Poku sa declinare la meravigliosa estetica hawaiana con un twist meneghino che ai milanesi piace sempre molto.
Ogni bowl è componibile a proprio piacimento e composta live, mentre la si può gustare sul posto, o a portar via.
Ingredienti sempre freschi e di qualità e un colore e un profumo da acquolina.
Bul - viale Premuda, 16
Il nuovo locale di viale Premuda, Bul, gioca sul termine bowl senza promettere niente di Hawaiano.
E infatti Hawaiano proprio non è, eppure le bowl che propone, molto vicine ai nostri amatissimi poke, ci piacciono parecchio.
Ingredienti freschissimi, superfood, proteine e carboidrati mixati meravigliosamente.
Un’interpretazione italica del più famoso street food caraibico, senza compromessi con la linea.
Per scelta del locale, di ogni piatto sono indicati ingredienti, nutrienti e apporto calorico.
Insomma, il posto perfetto per chi tiene al gusto ma anche alla linea.
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A che ora cenare in inverno per restare in forma e in salute

Quando le giornate si accorciano e il buio cala già nel tardo pomeriggio, anche le nostre abitudini alimentari subiscono una sorta di mini rivoluzione stagionale. È il periodo dell’anno in cui ci sentiamo più stanchi, più affamati e spesso anche più inclini a spostare la cena sempre più tardi, complici giornate infinite e ritmi che sembrano non rallentare mai. Ma proprio mentre l’inverno ci invita a un passo più lento, la scienza suggerisce che dovremmo chiederci a che ora cenare in inverno per favorire il sonno, la digestione e persino il metabolismo.
Negli ultimi anni diversi studi hanno indagato il legame tra orario dei pasti, ritmo circadiano e salute metabolica, mostrando che cenare tardi può influire negativamente sulla qualità del riposo, sui livelli di zucchero nel sangue e sulla capacità del corpo di bruciare i grassi.
E se è vero che ognuno ha routine personali, è altrettanto vero che l’inverno modifica il modo in cui il nostro organismo funziona. Ecco allora perché, secondo gli esperti, anticipare la cena potrebbe diventare una delle abitudini più sane della stagione fredda.
**5 trucchetti per non arrivare affamati a cena**
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A che ora cenare in inverno?
Le ricerche concordano su un punto: quando fuori fa buio presto, il nostro ritmo circadiano (l’orologio interno che regola sonno, digestione, temperatura corporea e metabolismo) si anticipa.
Con l’arrivo del buio, infatti, il corpo inizia a produrre melatonina prima rispetto ai mesi estivi e questo manda un segnale chiaro al nostro organismo: è il momento di rallentare.
Ed è qui che l’orario della cena diventa fondamentale. Svariati studi mostrano che mangiare dopo le 21 comporta alcuni effetti molto concreti: si brucia fino al 10% in meno di grassi e i livelli di zucchero nel sangue possono essere fino al 20% più alti.
Inoltre, gli specialisti del sonno spiegano che cenare tardi invia al cervello un segnale contraddittorio: da un lato la melatonina dice che è ora di dormire, dall’altro la digestione chiede di rimanere attivi. Il risultato? Sonno disturbato, risvegli frequenti e una sensazione di fatica che si accumula giorno dopo giorno.
Quindi, a che ora cenare in inverno? L’orario ideale sarebbe tra le 17 e le 19, un intervallo di tempo che permette al corpo di digerire con calma prima di andare a letto e che si allinea perfettamente ai ritmi biologici invernali.
Anche sul metabolismo l’impatto è notevole. Secondo uno studio pubblicato su Cell Metabolism, mangiare presto aiuta a mantenere più stabili i livelli di fame e sazietà, riduce i picchi glicemici e può persino aiutare nella gestione del peso.
E non solo: cenare tre o quattro ore prima di coricarsi è un’abitudine particolarmente vantaggiosa per chi soffre di reflusso, digestione lenta o insonnia.
Come anticipare la cena senza stravolgere la giornata
Facile a dirsi, ma un po’ meno a farsi. Tra lavoro, traffico, impegni e routine familiari, anticipare la cena può sembrare un esercizio complicato.
In realtà, però, basta qualche accorgimento per trasformare questa nuova abitudine in un gesto naturale.
Gli esperti suggeriscono innanzitutto di considerare la cena come un momento “fisso” della giornata, un appuntamento che ha un orario definito proprio come il lavoro o un allenamento. Preparare pasti semplici, pianificare in anticipo e ricorrere al meal prepping può essere di grande aiuto. Anticipare anche solo di mezz’ora ogni settimana l’orario di cena permette al corpo di adattarsi gradualmente senza stress.
È utile anche ascoltare i segnali del corpo: se d’inverno vi sentite affamati prima, assecondare quel ritmo non è un errore. Anzi, è una risposta naturale alla produzione anticipata di melatonina.
Tenete inoltre presente che la cena dovrebbe essere il pasto più leggero della giornata e che concentrando la maggior parte delle calorie tra colazione e pranzo si migliora la stabilità glicemica e il benessere generale.
Infine, ricordate questo: a che ora cenare in inverno non è una regola fissa e identica per tutti, ma una linea guida che si può adattare alla propria quotidianità. L’importante è mantenere coerenza: il corpo ama la regolarità e risponde meglio quando gli orari si ripetono ogni giorno.
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Ecco quali sono i panettoni artigianali più buoni del Natale 2025 (secondo noi)

Impasti ricchi e complessi, texture delicate e scioglievoli. Anche per questo Natale, tra classici e varianti creative tutte da gustare, l’universo dei panettoni artigianali si arricchisce.
Per la nostra selezione, come sempre, abbiamo tenuto conto della qualità degli ingredienti: solo burro di prima scelta, uova fresche, uvette e canditi morbidi e succosi, mai gommosi, l’uso di lievito madre rinfrescato e nessun conservante. E poi, della lavorazione artigianale, con tempi di lievitazione, maturazione e cottura che impiegano dalle 48 alle 72 ore.
Fino ad arrivare alla parte pratica: l’assaggio. Focus il gusto, la sofficità è non ultima, la digeribilità del prodotto, perché un grande lievitato dev’essere prima di tutto “leggero”, con la mollica filante che si scioglie in bocca. Una sezione dedicata riunisce i Magnifici Sette: sette panettoni artigianali gourmet, firmati da altrettanti Maestri, diversi per gusto e per ispirazione, ma accomunati da uno stesso fil rouge.
Non resta allora che scorrere la lista e scegliere quello che fa per voi.
I panettoni artigianali più buoni del Natale 2025
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Il panettone del ristorante IYO
Già al primo colpo d’occhio, la confezione nera, rigorosa ed elegante, che si apre a modi sipario svelando un lievitato avvolto delicatamente in carta velina sempi-trasparente, arriva tutta la cura e l’attenzione con cui nasce il panettone artigianale firmato dal pastry chef Kim Kyunjoon, del ristorante di cucina giapponese IYO, a Milano.
Tra le sue mani il dolce della tradizione milanese incontra l’Oriente. Al centro della ricerca dello chef, due agrumi poco conosciuti in Occidente, lo yuzu e l'halabong, originari del Giappone ma provenienti dalle coltivazioni dell’isola di Jeju, in Corea del Sud. Qui, grazie al terreno vulcanico e a un clima particolarmente mite, acquisiscono il loro aroma intenso e freschezza.
Il pastry chef li aggiunge all’impasto - fedele alla scuola milanese: soffice, alto, quasi aereo - in forma di canditi prodotti in Corea artigianalmente. In più, Kim unisce altri due ingredienti che trasformano il carattere del lievitato: un cioccolato al latte con sentori di caramello e un tocco di fava tonka. «Lo yuzu e l'halabong sono agrumi fragili, esigenti», spiega Kim, «i canditi che abbiamo scelto conservano l'essenza del frutto fresco, quella verità di sapore che cerco sempre». Info sul sito.
La collezione di panettoni artigianali (e le pizze lievitate) di Anna Belmattino
In attesa di aprire la sua pasticceria, Anna Belmattino non si annoia, anzi impasta e sforna per questo Natale una serie di panettoni (dolci) e di pizze lievitate. Tra queste, oltre alla margherita e alla marinara, in collaborazione con il Salumificio Carbone dà vita alla pizza lievitata con Peperoni Cruschi e Salsiccia Pezzente.
Sul versante dolce, come vuole la tradizione, la pastry chef propone il panettone Amarena e Cioccolato, contrasto tra dolcezza e acidità; I Tre Cioccolati, una vera tentazione; il panettone al Caffè, il Mela e Cannella e quello al Pistacchio e Frutti Rossi, insieme dolce e fresco.
Alla base della sua produzione, il lievito madre curato giorno dopo giorno, farine selezionate, burro di centrifuga, uova fresche e vaniglia pura, dosati con misura e armonia. Come lo zucchero, usato in quantità controllata e di diverse tipologie: dal miele al saccarosio, passando per gli zuccheri alternativi, questo ingrediente è per la pastry chef un elemento funzionale, mai protagonista assoluto. L’obiettivo? Creare un gusto pulito, elegante e mai stancante. Tutti i prodotti sono in vendita sul sito e nel temporary store ad Angri, Salerno.
Il Tarte Tatin e il panettone al Cioccolato e noci della Pasticceria Roberto
Quella della Pasticceria Roberto è una dolce storia di famiglia, nata con il papà di Giovanni Cavalleri, da cui prende il nome l’attività, che oggi prosegue insieme alla sorella Fabrizia, alla moglie Michela e al figlio Roberto, giovane pasticciere che ha deciso di seguire le orme del padre.
Fil rouge della collezione di lievitati 2025 è la leggerezza. «Quest’anno il panettone mantiene il suo sapore inconfondibile, ma regala una nuova leggerezza», racconta Giovanni Cavalleri, «Le lievitazioni sono state modificate per rendere tutti i lievitati più digeribili, morbidi e leggeri, senza penalizzare il gusto e la fragranza. Abbiamo inoltre modificato la percentuale di burro, per dare al prodotto più intensità e golosità. L’aggiunta sia nel panettone che nel pandoro di una nuova selezione di vaniglia del Madagascar particolarmente aromatica, dona un sentore ancora più avvolgente».
Tra gli altri gusti in carta, il Cioccolato e noci (foto a sinistra) ha l’impasto a base di cioccolato fondente al 62%, arricchito con le noci, che conferiscono al prodotto un delizioso aroma tostato. E poi, il Tarte Tatin (foto a destra), il cui sapore ricorda quello della torta di mele rovesciata. All’impasto base vengono aggiunte delle mele candite, lavorate in laboratorio, insieme a cioccolato e caramello. Info sul sito.
La Rotonda della pasticceria La Pasqualina
Di cartone liscio, color grigio tenue; un lettering sottile, elegante. La confezione svela un lievitato dedicato a un gioiello della Franciacorta: la Rotonda di San Tomè, chiesa romanica del XII secolo poco distante dal laboratorio di Almenno San Bartolomeo, dove tra colline e silenzi, nella quiete della campagna Bergamasca, si trova La Pasqualina.
Alla guida della pasticceria, Riccardo Schiavi propone un pandoro morbido, profumato, dove la vera protagonista è la pasta madre viva, utilizzata come unico agente lievitante. Gusto ricco e texture avvolgente, è pensato per essere gustato con una spolverata di zucchero a velo o accompagnato da una delle creme spalmabili del laboratorio (mandorle, pistacchi, zabaione, gianduia, fondente, nocciolata). Disponibile in solo mille pezzi, in pasticceria e sul sito (con spedizione gratuita in tutta Italia).
I panettoni artigianali dolce&salato di Portrait Milano
Burro di montagna, frutta candita profumata e un’ottima farina: questi gli ingredienti prìncipi del panettone del 10_11 Bar Giardino Ristorante del Portrait Milano. Soffice, profumato, non eccessivamente zuccherino e realizzato con un lievito madre, è fatto a regola d’arte, come tradizione impone, dal pastry chef Cesare Murzilli. Anche in questo caso, come spesso avviene al 10_11, nessuna rivisitazione di sorta, ma solo l’amore per le cose fatte bene e la volontà di portare avanti una tradizione dolciaria che nasce proprio a Milano. Acquistabile solo da 10_11 Bar Giardino Ristorante
L’altra proposta del lussuoso hotel di Milano è il Panettone salato Beefbar. Carattere ricco e deciso, l’inedito si distingue per l’impasto morbido, profumato di burro e uova freschissime, arricchito da grana, pecorino romano e pepe. A completare l’esperienza, un packaging iconico che richiama l’eleganza del marmo che contraddistingue il mondo Beefbar. Acquistabile solo da Beefbar Milano.
Il panettone artigianale (con brevetto) Soppa® (e gli altri) di Luca Porretto
L’ampia collezione di grandi lievitati firmati dal Maestro AMPI Luca Porretto include panettoni classici, proposte innovative con brevetto di unicità e una linea gourmet. Tra gli altri, il Sóppa (nella foto) si ispira alla Zuppa Inglese, celebre dolce bolognese, e lo reinterpreta in chiave natalizia. Tre diversi impasti: il primo al cioccolato arricchito da chunks di cioccolato fondente al 58%; il secondo, al centro, all’Alchermes con gelatina di Alchermes, che dona freschezza e un tocco leggermente liquoroso; il terzo impasto, esterno, è quello classico con chunks di cioccolato fondente, farcito con iniezioni di crema pasticcera a lunga conservazione. Un’esperienza multisensoriale complessa, completata da una glassa al cioccolato fondente e Alchermes.
Il Maestro Porretto propone anche Attesa, il Panettone classico con glassa di mandorle; Felicità, al cioccolato Fondente; Incontro, che unisce il sapore dell'amarena al carattere deciso del cioccolato fondente. E ancora, vantano un brevetto di unicità anche il Matrioska®, che racchiude un panettone all'interno di un altro; e Porretto®, dalla forma tonda. Irresistibili sono anche i panettoni salati Gourmet: dal Nobile, a base di carne, al Panmaré, con pesce, fino al Convivio, il panettone salato "terra e mare", una sintesi gastronomica di sapori. Info sul sito.
U Sibbaresi, il panettone artigianale di Daniele Campana
Celebra la Calabria attraverso materie prime locali. L’impasto, frutto di diversi anni di studio per affinare la tecnica, è aromatizzato con origano selvatico del Pollino e arancia candita, accompagnato da una boccetta di olio extravergine monovarietale per un’esperienza di gusto unica. La linea speciale, invece, propone gusti insoliti e divertenti, come Fichi, cioccolato e nduja - un gioco di contrasti; Amarena, cioccolato 75% e nduja - che amalgama acidità, dolcezza e pungenza; Cioccolato e fragole - un abbinamento classico; e Cioccolato Gianduia, albicocche e anice.
Già nella classifica 50 Top Pizza 2025 con la sua “Campana Pizza in Teglia”, Daniele Campana (nella foto) investendo anche sul panettone riconferma il suo ruolo di artigiano creativo del gusto e di protagonista nel quadro nazionale dell’arte bianca. I panettoni sono disponibili presso i punti vendita di Corigliano Calabro o scrivendo sulla pagina Instagram.
I panettoni artigianali dello chef Daniel Canzian (+ le tisane Spèziera)
Un abbinamento che scalda il cuore e le Feste. Il panettone MI.O, un impasto soffice, arricchito con pasta di arance arrosto preparata nella cucina del ristorante milanese dello chef Daniel Canzian, incontra la tisana in foglie Spèziera, un blend caldo e avvolgente con rooibos, scorzetta d’arancia e chiodi di garofano. Un connubio che valorizza le note agrumate e speziate del dolce.
Il secondo cofanetto, invece, contiene il panettone MassaBon, con albicocche arrosto, accompagnato dalla tisana in foglie Ciacola, fresca e delicatamente speziata con zenzero, melissa, anice stellato e mela. Un abbinamento leggero e armonico, perfetto per chiudere il pasto. Accanto ai due signature, debutta quest’anno il Tradizionale, un lievitato realizzato con un impasto in tre fasi, per una struttura ancora più soffice, fragrante e naturalmente equilibrata.
Il consiglio dello chef per una degustazione ottimale: Riscaldare il panettone in forno a 160 °C per 5–7 minuti prima dell’assaggio, un gesto che permette di esaltare la fragranza dell’impasto e la cremosità della frutta nel caso di MI.O e MassaBon. Info sul sito.
I Magnifici Sette
Diversi per gusto e per ispirazione, i Magnifici Sette condividono due aspetti fondamentali: un impasto che è il perfetto mix tra tecnica e creatività; e poi, un ingrediente comune, la farina Magistrale di Agugiaro & Figna Molini, azienda storica italiana, guidata dalla passione è dall'esperienza. La farina Magistrale condivisa dai 7 party chef - e tra le più utilizzate nel settore - è di tipo “00”, naturalmente robusta, senza additivi e glutine aggiunto, appositamente studiata per reggere strutture complesse, lunghe lievitazioni e impasti ricchi di burro, tuorli, zuccheri, mantenendo l’elasticità e la morbidezza dell’impasto.
Il Panettone Pain d'Épices di Andrea Tortora
Quattro spezie della tradizione francese: pepe nero, zenzero, noce moscata, chiodi di garofano. Tortora porta il panettone in Francia senza tradirlo. Il risultato è leggero, aromatico, elegante. Non è fusion, è dialogo: tra due culture della pasticceria, tra complessità e delicatezza, tra quello che conosci e quello che ancora non sai di volere. Info sul sito.
Il panettone artigianale Frutti di bosco e nocciola di Antonio Follador
Fragole, ribes, more, mirtilli. Poi un cuore cremoso di nocciola IGP e cioccolato monorigine 48%. Follador costruisce equilibri: la freschezza acida dei frutti rossi contro la rotondità burrosa della nocciola. Nessun eccesso, solo nitidezza. Un panettone che lascia il segno per precisione tecnica e pulizia dei sapori. Info sul sito.
Il panettone artigianale con farina integrale Mora del micro panificio di Giuseppe Mazzocca e Chiara Masino
Per il micro panificio dei giovanissimi Giuseppe Mazzocca e Chiara Masino, i lievitati sono un racconto che parla di sogni, energia e competenza. I loro panettoni artigianali nascono dalla cura del lievito madre e dalla scelta di ingredienti autentici. Come Mora, la farina integrale di Agugiaro & Figna Molini: calda e profumata come il Natale, con sfumature aromatiche che raccontano il grano nella sua interezza. Il chicco decorticato sprigiona dolcezza naturale e armonia, donando al panettone equilibrio, intensità e una struttura accogliente. Una farina che avvolge e rende ogni morso pieno, rotondo, sincero.
Felix, il lievitato al burro di bufala di Aniello Di Caprio
Pasta alle mandorle aromatizzata al limone, albicocca pellecchiella, cioccolato al gianduia salato. Di Caprio non fa panettoni, ma vere e proprie dichiarazioni d'identità. Il burro di bufala dà struttura cremosa e carattere campano. La frutta è canditura diretta, naturale, senza conservanti. Il Felix non assomiglia a niente: è un lievitato mediterraneo che sa di sole, acidità agrumata e complessità salina. Accanto, un Classico dalla canditura pura e un Panettone al Cioccolato costruito su tre emulsioni diverse, una delle quali a base di crema pasticcera. Info sul sito.
Bagolò, il lievitato di Andrea Tamagnini - Strabba
Cuore integrale. Pomodori semi-dry, speck, provola aZumicata, glassa all'aceto balsamico e crumble di Parmigiano Reggiano. Il Bagolò è un sabotaggio dolce: nasce dalla pasticceria ma vive nell'aperitivo, nel pre-dinner, nel momento in cui si vuole stupire senza dichiararlo. Tamagnini con il progetto PastryPop ha reso la pasticceria accessibile senza abbassare l'asticella. Il Bagolò è la prova: equilibrato, definito, ma volutamente indefinibile per natura.
Il panettone Sua Maestà di Francesco Elmi
Il Maestro Francesco Elmi presenta la nuova edizione di “Sua Maestà”, il panettone d’autore in edizione limitata che unisce alta pasticceria e arte contemporanea. Il grande lievitato, realizzato con lievito madre vivo e Mora, la farina integrale di Agugiaro & Figna, combina fichi, arancio e cioccolato in un impasto ricco e profondo, rifinito da una glassa al cioccolato. Sulla preziosa art box l’opera del celebre artista iraniano Navid Azimi Sajadi, tratta dalla serie “Pelagos”, simbolo di apertura e conoscenza. “Sua Maestà” diventa così un’esperienza da assaporare e collezionare, perfetta per celebrare il Natale. Info sul sito.
Il panettone Aroma vaniglia di Luca Diana
Il lievito madre, con oltre 30 anni di maturazione, la frutta candita, prodotta senza alcun conservante nei laboratori di Luca Diana. E ancora, il burro fresco della Latteria Brazzale dell'Altopiano di Asiago, le uova allevate a terra da Enrico Pavan, che vengono sgusciate una ad una per dare un alimento vivo al lievito. Da qui il colore naturale dell’impasto. Dagli alveari di Lorenzo Campagnolo arriva invece un miele capace di trasferire il profumo dei fiori al lievitato. L'uvetta proviene dall'essiccazione di uve rosse Thompson e Flame Jumbo, coltivate a pergola nei monti dell'Aconcagua, Chile, essiccate al sole senza sbiancamenti né trattamenti chimici. L'unico aroma naturale impiegato nel panettone del maestro Luca Diana è la vaniglia in bacche, che dà il tocco finale insieme alla pasta d'arancio, anch’essa di produzione interna per un'esperienza tutta naturale. Info sul sito.
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Regali di Natale da mangiare (o bere): tante idee regalo da mettere in tavola

I regali di Natale che passano da sotto l'albero a sopra la tavola sono un'ottima soluzione: si acquistano in fretta, non si rischia di sbagliare colore o taglia e fanno sempre piacere a chi li riceve.
** Per tutte le altre idee regalo cliccate qui **
Che si tratti di qualche golosità, di un buon vino o di bollicine per le prossime feste, la parte più difficile spesso è riuscire a incartarli senza nemmeno un assaggio.
Vi diciamo quali sono le nostre scelte per il Natale 2025, tra edizioni speciali e novità gustosissime.
I regali di Natale da bere (e mangiare) più buoni del 2025
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Regali di Natale da mangiare
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Come non ammalarsi questo inverno? 8 cibi per rafforzare le difese immunitarie

Quando arriva il freddo, inevitabilmente si riaffaccia quella domanda che ci facciamo ogni anno: come non ammalarsi dei soliti malanni di stagione? E mentre ci ripromettiamo di dormire di più, vestirci meglio, bere tisane calde e rallentare il ritmo, la verità è che spesso la difesa più concreta inizia dalla tavola.
Ci sono infatti dei cibi anti-influenza, un insieme di alimenti semplici e accessibili che possono aiutarci a sostenere il sistema immunitario quando virus e batteri circolano più facilmente.
Non si tratta di cercare soluzioni miracolose - nessun alimento può garantire l’invulnerabilità. Ma le ricerche più recenti mostrano che alcune scelte alimentari, se inserite con costanza nella dieta, possono migliorare la risposta immunitaria, ridurre l’infiammazione e favorire un miglior equilibrio dell'organismo.
**Influenza e raffreddore si tengono lontani con questi food e superfood**
Come non ammalarsi? 8 cibi anti-influenza per prevenire i malanni di stagione
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Agrumi
Arance, mandarini, pompelmi e limoni sono tra i cibi anti-influenza più noti, e non a caso. La vitamina C contribuisce al normale funzionamento del sistema immunitario e svolge un’azione antiossidante contro lo stress ossidativo. Consumare agrumi freschi ogni giorno è un modo semplice per dare al corpo ciò di cui ha bisogno nei mesi freddi. Ottimi da soli, nelle spremute o come ingrediente per insalate autunnali.
Yogurt
Gran parte delle nostre difese immunitarie nasce nell’intestino: ecco perché gli alimenti ricchi di probiotici, come lo yogurt, sono una scelta intelligente. Favoriscono un microbiota sano e un organismo più reattivo. Perfetto a colazione con frutta e miele o come snack pomeridiano.
Miele
Il miele è un calmante naturale per la gola, ma ha anche proprietà antibatteriche note da secoli. Un cucchiaino nel tè caldo può dare sollievo e aggiungere una piccola dose di benessere quotidiano. Meglio preferire un miele di qualità, come quello di acacia o di castagno, e consumarlo con moderazione.
Aglio
L’aglio contiene allicina, una sostanza che la scienza ha associato a proprietà antibatteriche e antivirali. Non sostituisce i farmaci, ma può sostenere il sistema immunitario soprattutto se consumato crudo o aggiunto a fine cottura.
Zenzero
Anti-infiammatorio naturale e ricco di antiossidanti, lo zenzero è perfetto per tisane calde, zuppe e piatti asiatici. Aiuta a lenire gola e vie respiratorie irritate, motivo per cui molti lo considerano uno dei migliori cibi anti-influenza. L’ideale è usarlo fresco, grattugiato o affettato, per sfruttarne tutti i benefici.
Funghi
Durante l’inverno la produzione di vitamina D cala drasticamente, e la carenza può influire sul sistema immunitario. I funghi - soprattutto champignon e shiitake - contengono naturalmente vitamina D e sono facilissimi da abbinare a primi, contorni e piatti unici.
Brodo di ossa o di verdure
Caldo, nutriente, ricco di minerali e facile da digerire: il brodo è un classico dell’inverno. Può aiutare a mantenere una buona idratazione e fornire sostanze utili a sostenere il corpo nei periodi più freddi. Ideale da gustare da solo, come base per le zuppe o come rimedio reidratante quando ci si sente “sotto tono”.
Frutta secca
Noci, mandorle, pistacchi e nocciole offrono una combinazione perfetta di grassi buoni, vitamine e minerali. Il loro contenuto di vitamina E, un potente antiossidante, aiuta a proteggere le cellule e a sostenere le difese. Da consumare come snack o aggiungere alle insalate per una dose extra di nutrienti.
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